
04 Ott LEONARDO & EINSTEIN: STORIE FIESOLANE
Forse non tutti sanno che due tra i più grandi geni della storia (se non i due più grandi ) passarono dalla nostra città: Fiesole. Stiamo parlando di Albert Einstein e Leonardo Da Vinci, i quali, per motivi diversi, lasciarono qui un pallido indizio del loro passaggio. Infatti il ricordo che ci è giunto oggi visse più nella memoria dei loro contemporanei fiesolani che nei registri e nei documenti cartacei dell’epoca.
Leonardo da Vinci
Iniziamo con il genio che visse cronologicamente per primo: Leonardo.
Sono molte le cose che legano lo scienziato e artista di Vinci al territorio di Fiesole. In primo luogo egli possedeva un terreno con vigna probabilmente nei pressi delle mura etrusche sul colle di Sant’Apollinare. Aveva, inoltre, uno zio acquisito, canonico fiesolano, che lo ospitò nel 1501.
Il Codice sul Volo degli Uccelli e il Grande Nibbio (macchina volante)
La vicenda più famosa che lega Leonardo a Fiesole è, senza dubbio, il presunto volo che Zoroastro da Peretola, aiutante di Leonardo, compì da Monte Ceceri.
A dire il vero questa non è l’unica versione del mito, ne esistono altre che per via di alcune varianti risultano discordanti fra loro. Ad esempio a volte il luogo del “decollo” e dell’atterraggio cambia, in alcune Zoroastro si infortuna atterrando e in altre ancora ne esce illeso. Pertanto possiamo dire che la voglia di farsi suggestionare da una storia così ammaliante prevalse sulla ricerca della verità storica.
Ma cosa dicono le fonti a nostra disposizione?
Un’analisi attenta della documentazione ci fornisce un quadro più chiaro su ciò che possiamo constatare essere falso e su ciò che possiamo appurare essere vero. Ma andiamo con ordine.
Innanzi tutto dobbiamo introdurre la figura di Dmitrij Merežkovskij, scrittore russo di inizio XX secolo, inconsapevolmente responsabile della nascita del mito così come lo conosciamo. Questo autore pubblicò nel 1900 un romanzo con protagonista Leonardo, in cui quest’ultimo fa testare il Nibbio (macchina volante) al suo aiutante di Peretola. Per il suo libro Merežkovskij si ispirò ad un promemoria che il genio stesso si era appuntato durante il periodo di soggiorno milanese. Infatti da questa nota, contenuta nel Codice Atlantico, trapela la presenza di una macchina volante custodita a Milano sul tetto della casa di Leonardo, nonché l’intenzione di collaudarlo proprio da quella posizione.
Come mai nella leggenda fiesolana la collocazione geografica del volo venne spostata a
Monte Ceceri?
Tutto nacque da un’altra annotazione, questa volta contenuta nel Codice sul Volo degli Uccelli.
“Piglierà il primo volo il grande uccello, sopra del dosso del suo magno Cècero, empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture, e groria etterna al nido dove nacque”.
Presumibilmente queste parole dovevano suonare come una sorta di profezia sul futuro successo delle sue macchine volanti più che come un progetto reale. La conseguenza della combinazione letteraria di questi due elementi favorì la proliferazione di leggende metropolitane sul volo, indicando quindi Zoroastro come cavia e modificando il luogo nel quale era avvenuto.

Lapide del presunto luogo del volo a Monte Ceceri
Albert Einstein

Statuetta della Madonna realizzata da Maja, la figlia di Einstein, e conservata nel convento di San Francesco a Fiesole
Passiamo dunque al più grande genio rivoluzionario della scienza moderna: Albert Einstein. Un uomo le cui intuizioni e modelli fisici hanno stravolto la nostra comprensione della realtà.
Ma se per Leonardo il legame con Fiesole era pressoché inevitabile, teniamo conto che all’epoca tutti gli artisti fiorentini si rifornivano alle cave di Monte Ceceri, per Einstein non è così scontato. Bisogna sapere che Maja, la sorella di Einstein, aveva vissuto a Fiesole e che nel 1921 Einstein andò a trovarla a Firenze. In secondo luogo Albert aveva una grandissima passione per la musica classica e suonava discretamente il pianoforte, come sua madre, ma preferiva destreggiarsi col violino.
Il violino di San Francesco
Proprio durante la visita del 1921 Einstein conobbe Padre Caramelli, frate del convento di San Francesco a Fiesole. L’incontro non fu casuale, al fisico tedesco era giunta la nomea di Caramelli come di ottimo organista e perciò aveva deciso di conoscerlo personalmente.
Tra i due, nonostante le differenze di credo, nacque subito una forte amicizia grazie alla comune passione per la musica. Infatti Einstein e padre Caramelli, oltre a disquisire di spiritualità, passavano molto del loro tempo accompagnandosi reciprocamente con gli strumenti. Un aneddoto riportato dal frate francescano racconta di come Einstein, dopo una sonata di Bach con lui, si commosse al punto da scoppiare a piangere. Inoltre Einstein ogni sera si sedeva su una colonna nel giardino del convento di San Francesco, approfittando del silenzio e del cielo stellato per strimpellare il violino. Ancora oggi è possibile vedere la pietra etrusca su cui il grande genio era solito sedersi.
Questa bizzarra amicizia perdurò anche dopo la partenza dello scienziato, il quale continuò a scambiarsi corrispondenza con il Caramelli. Senza contare che quest’ultimo, durante la persecuzione degli ebrei, protesse la sorella Maya dalla minaccia nazista.
Così scrisse di lui Padre Caramelli:
“…L’ho conosciuto qui, tanti anni fa. Candido. Come un bambino… Umilissimo, di una umiltà naturale e spontanea. E se pure non era cattolico, andava volentieri in chiesa perché gli piaceva stare con Dio, in cui credeva. E’ venuto spesso a san Francesco…Di notte scendeva nel bosco del convento, e, seduto sul muricciolo della cisterna etrusca, suonava alla luna”.

Einstein con il violino, suo strumento preferito.
Fonti Leonardo:
- Codice Atlantico
- Codice sul Volo degli Uccelli
- Wikipedia
Fonti Einstein: