LA FONTE SOTTERRA

In epoche remote, ad est fuori dalle mura etrusche di Fiesole, si formò un villaggio il cui toponimo rimane ancora oggi enigmatico: Borgunto. La posizione geografica merita attenzione: da qui in epoca etrusca e romana doveva passare almeno un collegamento con la dorsale preappenninica mugellana. L’insenatura tra il Montececeri, il Poggio Magherini e la collina di S. Apollinare giù fino al centro del Borgo e oltre, in direzione della Valle del Mugnone, racchiude una faglia (ossia una frattura con scorrimento verticale nella roccia che compone il sottosuolo) che provoca da sempre un accumulo di acqua e ne fa il luogo più ricco di sorgenti di tutta la collina fiesolana. La Fonte fu celebrata dagli eruditi e antiquari del XIX secolo come opera della civiltà etrusca. Si tratta di una grotta artificiale, che misura circa 10,50 metri di profondità in un primo ambiente e circa 32,50 metri in lunghezza dalla base delle scale d’ingresso verso il fondo in direzione della piazzetta di Borgunto. Vi sono indizi sufficienti per ritenere che il suo uso come sorgente d’acqua del “villaggio” di Borgunto sia stato continuo nel tempo (da epoca medievale o forse anteriore) fino al 1944, quando fu temporaneamente trasformata in rifugio antiaéreo. Nel 1937 un industriale fiesolano, Napoleone Raspanti, stipula un contratto con il Comune per la posa di un tubo per attingere acqua per il raffreddamento del suo impianto di fabbricazione del ghiaccio. Dopo la guerra la fonte cade totalmente in disuso. Nel tempo si è formato intorno alla fonte un alone leggendario, a tratti quasi magico-religioso per l’associazione dell’acqua sorgiva alla Vergine (probabilmente durante la Controriforma si era collocata anche una immagine sacra all’ingresso) e per la credenza diffusa di proprietà salutifere dell’acqua.